Mandato a don Paolo e saluto a don Vittorio

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Domenica 20 Ottobre, ore 10.30, messa unificata di saluto e ringraziamento per don Vittorio

Domenica 10 Novembre, alle ore 16.00, messa per l’insediamento di don Paolo.
Sarà presente il vicario della zona di Milano, Mons. Carlo Faccendini

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Il profeta

martiniI-space24-258-1Spirito benedetto e santo,
io so che tu accogli il gemito di ogni creatura
resistendo a ogni falsa sapienza,
a ogni prevaricazione delle potenze.

So che la tua premurosa ispirazione ci persuade alla speranza
e la tua splendida energia ci risolleva da ogni prostrazione.
Il mio cuore esulta pensando
che la dignità dell’uomo e la bellezza del mondo
sono oggetto della tua ostinata fedeltà
e della tua inesauribile cura.

 

Io confido nella forza della tua protezione
e con ogni timore e tremore spero nella potenza del tuo riscatto
per il tempo dell’uomo e della donna.
Io ho imparato da te
che un tempo libero dal male e protetto dal maligno
è reso accessibile per ognuno soltanto dall’amore
e dalla fedeltà che lo accompagna.
La qualità della vita che vi si schiude
è decisa dall’apertura del cuore alla tua sapienza.

So che questo tempo è vicino, è qui.
Già ora esso preme affettuosamente su di noi
nella contemplazione dei tuoi segni:
nell’esultanza che accompagna ogni sconfitta del male,
nella fermezza che vince la prevaricazione,
nella tenerezza che si prende cura di ogni debolezza.
Nell’esperienza del Figlio crocefisso
che si ripete per tutti coloro
che sono perseguitati a causa della giustizia
e nella certezza del Risorto che si tramanda
mediante l’opera dei discepoli che edificano la Chiesa,
io ne ricevo una conferma decisiva.

La moltiplicazione del male non ha futuro,
la mediocrità interessata non ha speranza
di poter prolungare la sua sopravvivenza
a spese dei puri di cuore, degli operatori di pace,
degli appassionati per la giustizia;
e con essa, ogni egoismo religioso chiuso nel proprio privilegio
ogni parassitismo economico chiuso nel proprio benessere
ogni calcolo politico chiuso nel proprio dominio.
Tutto ciò deve essere consumato
nel fuoco dell’ira di Dio
nell’incandescente purezza
dell’amore crocefisso di Gesù.
Io so, Signore,
che il popolo delle Beatitudini
e la schiera dei testimoni fedeli
saranno infine risarciti dal tempo delle lacrime,
e tu sarai tutto in tutti nella pienezza del Regno.

Riconosco, Signore,
che la durata della mia condizione mortale
è gravata dalla maligna separazione
che nell’incredulità si produce tra il nostro tempo e il tuo.
E so che questa separazione si riflette
nell’angoscia in cui trascorre il tempo
che ciascuno di noi cerca di aver soltanto per se stesso.
La malinconia del tempo inesorabilmente passato
è figlia dell’incredulità
e madre della disperazione.
La morte si presenta allora – e solo allora –
come una dimostrazione dell’inutilità del tempo dell’amore.
I colpi con cui il dolore percuote l’uscio di casa
diventano i segni di un destino implacabile
che assegna alla morte l’ultima parola.
La nostalgia del tempo perduto
si trasforma in una malattia
che rende cronica la perdita di ogni senso del tempo.

Ma se io, Signore,
tendo l’orecchio e imparo a discernere i segni dei tempi
distintamente odo i segnali
della tua rassicurante presenza alla mia porta.
E quando ti apro e ti accolgo
come ospite gradito nella mia casa
il tempo che passiamo insieme mi rinfranca.
Alla tua mensa divido con te
il pane della tenerezza e della forza,
il vino della letizia e del sacrificio,
la parola della sapienza e della promessa,
la preghiera del ringraziamento
e dell’abbandono nelle mani del Padre.
E ritorno alla fatica del vivere
con indistruttibile pace.
Il tempo che è passato con te
sia che mangiamo sia che beviamo
è sottratto alla morte.
Adesso,
anche se è lei a bussare,
io so che sarai tu a entrare;
il tempo della morte è finito.
Abbiamo tutto il tempo che vogliamo
per esplorare danzando
le iridescenti tracce della Sapienza dei mondi.
E infiniti sguardi d’intesa
per assaporarne la Bellezza.

Gesù, tu che sei venuto nel mondo
nascendo dalla Vergine Maria,
tu che vieni a ogni istante nella mia vita
e nella vita di ciascun uomo e di ciascuna donna,
tu che busserai amichevolmente alla mia porta
anche nel momento della morte,
un giorno ritornerai
per porre fine a questo tempo
che siamo chiamati a vivere
come dono prezioso di Dio,
anticipo e preludio della benedizione eterna.

Fa’ che possiamo desiderare il giomo del tuo ritomo,
quando la finitezza della creazione
lascerà il posto a nuovi cieli e nuova terra
e saremo tutti insieme
nell’infinita beatitudine della Trinità santa.

Per sempre. Amen.

C.M. Martini – Milano, 6 agosto 1992 – Festa della trasfigurazione del Signore

 

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