L’archivio di Sant’Apollinare: 400 anni di (f)atti nostri. Una mostra di storia, fede e costume.

CHIESAAggiornamento: vedi il video sulla mostra

BAGGIO – C’è un luogo dove tutti, fisicamente o con la fantasia, siamo stati: è il solaio polveroso della casa dei nonni, è la ‘cantina buia’ cantata da Lucio Battisti, è in generale il luogo della custodia, del ricordo, del vissuto ma non dimenticato, della ricerca occasionale, del  ‘…so che è da qualche parte… forse qui…’, del passato che non passa realmente mai e che torna sempre a dare una mano al presente. Tutti questi luoghi polverosi custodiscono tesori, magari privi di trito valore commerciale ma ricchi di vita, valori e insegnamenti. Ciò che dobbiamo fare è grattare via la polvere e lasciare che questi tesori splendano, nel loro stile discreto e affascinante.

Una mostra può essere un modo di ‘fare la polvere’ e  riportare alla luce e all’attenzione tesori per i quali la nostra vita rigonfia crede di non avere posto: tesori  sottili, ricchi di quella sobrietà rara avis oggigiorno, tesori che ci raccontano di ciò che siamo stati e, conseguentemente, di come abbiamo fatto a diventare ciò che siamo ora. Tesori che ci raccontano i fatti nostri. Quando poi i tesori sono gli atti secolari di un archivio, ecco che prende senso anche giocare con le parole e intitolare la mostra “Quattrocento anni di (f)atti nostri”.

Archivio_Parrocchiale

L’archivio di cui parliamo oggi è il nostro: l’archivio parrocchiale di Sant’Apollinare. Portiamo alla luce del Duemila alcuni dei più preziosi e significativi documenti che custodisce, documenti che parlano dei fatti di cui è costruita la vita, la nostra vita semplice di esseri umani che nascono, vengono battezzati, crescono, formano una famiglia, muoiono. Documenti che ci accompagnano per mano lungo tutta l’esistenza. Ma poi, gioielli fra la polvere, ci sono anche documenti speciali, che hanno segnato eventi straordinari della vita di tutto il nostro quartiere, eventi raccolti attorno al perno di ruota che è la parrocchia; e ci sono le tracce della fede e degli uomini che l’hanno amministrata e somministrata; e ci sono gli atti e i fatti degli strumenti di vita della comunità (giornale parrocchiale, consiglio pastorale); e ci sono anche… sempre in tema di tempo che passa, anche sorprese.
Per tutto questo, e molto altro, la parrocchia di Sant’Apollinare apre, in occasione della Festa della Comunità 2013, le ante del proprio archivio con l’allestimento della mostra “Quattrocento anni di (f)atti nostri”: una mostra che getta un ponte di mani e cuori al di sopra dell’inesorabile scorrere del tempo per aiutarci l’un l’altro a scoprire il luogo dove viviamo, ascoltiamo, crediamo, speriamo, amiamo.

GUARDIAMO I DOCUMENTI

Parrocchia1628Entriamo nel vivo della mostra e lo facciamo raccontando gli oggetti. O meglio, cerchiamo di ascoltare cosa loro hanno da dirci. Il primo ad incontrare i nostri passi è il LIBRO DELLE CONFRATERNITE DELLA PIEVE DI CESANO BOSCONE. Il territorio della diocesi, fin da tempi antichissimi, era suddiviso in pievi; in particolare, Baggio si trovava nella pieve di Cesano. Questa era una struttura istituzionale amministrativa ed ecclesiastica, che può essere oggi paragonata dal punto di vista amministrativo a una provincia e dal punto di vista ecclesiastico a una zona pastorale. In questo volume sono raccolte le confraternite, ovvero associazioni cattoliche, dell’intera Pieve, dal 1595 al 1750. Proseguendo il cammino incontriamo l’ATTO DI FONDAZIONE DELLA PARROCCHIA: un documento risalente al 9 settembre 1628 in cui la nostra comunità  sottoscrive l’accordo con la famiglia Baggio, proprietaria della chiesa, circa le sacre funzioni e in generale circa l’amministrazione di questo luogo. Pochi anni dopo questo importante evento la comunità baggese sarà scossa dalla terribile peste manzoniana (1630); troviamo esposto a tal proposito il REGISTRO DEI MORTI (1631 – 1730), sul quale il parroco Bosisio annotava alcuni nomi tra i morti in epoca di contagio. La peste passò non senza aver mietuto a Baggio circa trecento vittime e la vita riprese in una comunità divisa tra un monastero olivetano e un’azienda agricola gesuita. MortoriumDa entrambi questi ordini religiosi troviamo la donazione di numerose reliquie, provenienti dalle riscoperte catacombe romane, che sono testimoniate attraverso le AUTENTICHE, ovvero gli atti che le accompagnavano, redatti da vescovi o cardinali. Per sopravvivere, la parrocchia ha incamerato una serie di terreni lasciati attraverso alcuni testamenti; grazie a queste disposizioni Sant’Apollinare, nel corso del XVIII secolo, ha potuto attuare un rapporto di comunità, carità e assistenza sotto varie forme (mantenimento di un cappellano, istruzione scolastica, elemosina ai poveri e alle vedove, sostegno economico) testimoniata dai documenti relativi a LEGATI, BENEFICI E MESSE. Presto le grandi riforme economiche e politiche di Maria Teresa, di Giuseppe II e di Napoleone scuoteranno le basi su cui poggiava la Chiesa dall’antichità e i grandi ordini presenti a Baggio verranno soppressi, non però senza lasciare tracce. Possiamo infatti vedere la DOMANDA DI PROTESTA CHE LE PIEVI DI CESANO E TRENNO INOLTRANO CONTRO LA SOPPRESSIONE DEL MONASTERO OLIVETANO. Sant’Apollinare sopravvisse, ma non senza difficoltà, poiché la struttura ormai logora e decadente avrebbe dovuto essere demolita e ricostruita. Incontriamo infatti alcune LETTERE TRA I FORNI (una famiglia nobile che ha comprato l’azienda agricola dei gesuiti), I D’ADDA (proprietari della chiesa, dopo i Baggio) E IL COMUNE DI BAGGIO sulla questione dell’abbattimento della vecchia chiesa. Questi lavori avvennero tra il 1869 e il 1875: lo possiamo vedere dai documenti che attestano, da parte di don Andrea Reina (facente le veci del parroco malato Carlo Valsecchi), la BENEDIZIONE DEL PRESBITERIO (1869) e la BENEDIZIONE DELLE NAVATE (1875).

ComuneBaggioIl Comune di Baggio, che all’epoca dell’abbattimento aveva promesso agli abitanti che avrebbe provveduto a far riparare la cantoria e a far rimontare l’organo, ancora non aveva provveduto; così posto sotto pressione, nel 1887-1888 fa realizzare dei preventivi, realizza la cantoria e approva il PROGETTO DEL PRIMO ORGANO MARELLI. L’ultima volta che un arcivescovo di Milano aveva fatto visita a Baggio era stato nel 1747, con Giuseppe Pozzobonelli; poi la fine dell’epoca Asburgo, Napoleone e la restaurazione austriaca avevano tenuto il clero, impegnato in altre questioni, lontano dalla sua parrocchia fino al 24 novembre del 1900, quando l’arcivescovo Andrea Ferrari fece visita a Baggio. Lo possiamo vedere attraverso i DOCUMENTI RELATIVI ALLA VISITA e attraverso le disposizioni dello stesso Ferrari. Il Novecento, infine, è testimoniato dal fitto CARTEGGIO TRA LA CURIA E LA PARROCCHIA, con documenti degli arcivescovi Tosi, Schuster, Colombo, Martini, telegrammi papali, elaborati sulla costruzione della nuova chiesa e frammenti della vita quotidiana della parrocchia e delle sue istituzioni: l’organo d’informazione e il consiglio pastorale. Nell’arco di questi 400 anni l’archivio parrocchiale è stato riordinato e organizzato più volte: le ultime tre risalgono al 1918, al 1980 e… a questi ultimi mesi! 

L’INFORMATORE: SEMPRE… IN-FORMA!

La mostra annovera, tra i tesori dell’archivio parrocchiale, anche il nostro organo di informazione, quella voce che ha saputo farsi sentire (pur con qualche pausa forzata) da settant’anni a questa parte. Saranno in esposizione numeri storici, sin da quando si chiamava ‘L’Angelo’, poi ‘Vita Nostra’, e infine l’attuale ‘Informatore’, passando per tutte le sue vesti tipografiche, mutate non so quante volte nell’arco del tempo. E… un’ulteriore chicca: persino una copia del rarissimo ‘L’Orghen de Bagg’, spartano bollettino che la parrocchia inviava ai suoi fedeli impegnati al fronte di guerra. 

I DOCUMENTI CI GUARDANO

7c numeri quadranteMINISono trascorsi circa 140.500 giorni dalla fondazione della nostra parrocchia, ovvero da quel lontano 9 settembre 1628. A Milano la terribile peste, denominata “manzoniana”, stava per mietere 70.000 vittime in una città di 130.000 abitanti. Il clima di quei giorni doveva essere a dir poco infernale: ovunque si sarebbero potuti incrociare carri maleodoranti colmi di cadaveri, sciacalli intenti a depredare i moribondi o profughi scampati dalla guerra. Il cardinale Federico Borromeo, cugino di Carlo, moriva in questo contesto. Neanche il tempo di riprendersi e nel 1635 altre battaglie e saccheggi accompagnarono l’arrivo delle truppe francesi in contrasto con i dominatori spagnoli. La pressione fiscale, già insopportabile, era in costante aumento per consentire il mantenimento delle spese legate alla guerra.

Ecco, l’atto di fondazione della parrocchia di Sant’Apollinare è un testimone di questo periodo. Quel semplice foglio di carta, se lo si ascolta bene, ce lo può raccontare. Pensate, mentre a Milano infuriavano guerra e pestilenza qui nasceva un’istituzione presente ancora oggi. In questa mostra ogni documento è testimone della sua epoca, come ad esempio della visita a Baggio, nell’aprile del 1685, del cardinal Federico Visconti. Oltre a testimoniare questo illustre passaggio, i documenti scritti in quel periodo hanno assistito anche alla crisi del dominio spagnolo e alla guerra di successione, durata quasi tredici anni. Dalla nostra chiesa si sarebbe potuto assistere quasi in prima fila a questa parabola. Si sarebbero potuti udire gli spari dei cannoni in occasione della visita in pompa magna dell’ultimo duca di Milano, il re di Spagna Filippo V, così come lo scalpitio dei cavalli dei soldati durante l’occupazione della nostra città da parte delle truppe asburgiche comandate dal principe Eugenio di Savoia, che il 24 settembre 1706, giungendo a Corsico, poneva fine al dominio spagnolo consegnando Milano in mano austriaca.

Seguirono quasi cinquant’anni di pace. Quell’epoca corrisponderà per il ducato di Milano ad un periodo di grandi riforme intraprese da Carlo VI e portate a compimento dalla figlia Maria Teresa in numerosi settori della vita dello Stato. Anche le istituzioni ecclesiastiche furono travolte da diffuse opere di soppressione. A Milano le parrocchie passarono da 68 a 40, per venire poi  ulteriormente ridotte a 23 con Napoleone. Nonostante questo, Sant’Apollinare non venne toccata.

I documenti scritti a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo possono testimoniare la nascita di quella repubblica francese chiamata Cisalpina, trasformata poi in Repubblica Italiana. Infine, dal 26 maggio 1805 (data dell’auto-incoronazione di Napoleone nel Duomo di Milano alla presenza di Francesco Melzi d’Eril, del principe Eugenio di Beauharnais e del cardinale Giovanni Battista Caprara Montecuccoli) al 1814 Baggio sarà un Comune del Regno d’Italia di cui Milano sarà la capitale. Poi nuovamente la dominazione austriaca, con il regno Lombardo-Veneto, le pagine de ‘I Promessi Sposi’ e le barricate delle Cinque Giornate, passando per papa Pio IX e il risorgimento italiano, Garibaldi e Vittorio Emanuele II a Teano e… ognuno aggiunga del suo.

Insomma, durante l’allestimento della mostra abbiamo avuto questa sensazione: aver estratto una serie di messaggi da una bottiglia cullata a riva dalle onde d’un oceano sconfinato. Approfittando di questa occasione ci piacerebbe farvi ascoltare la voce di quei documenti. Attraverso i tratti d’inchiostro lasciati da mani ormai dimenticate, la Baggio di ieri si racconta alla Baggio di oggi. Il nostro augurio al lettore è quello di ritrovare se stesso in mezzo a questa fitta e avvincente storia. Un giorno saranno altri a guardare questi documenti… e a immaginarli attraversare la nostra epoca tanto confusa.

VecchiaChiesa

La mostra è allestita presso la Sala della Parola, in fondo al corridoio sulla destra della Chiesa Parrocchiale. L’inaugurazione sarà venerdì 17 maggio alle ore 17. La mostra resterà aperta sino a domenica 19 maggio con i seguenti orari: 

venerdì dalle 17 alle 19; sabato dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19; domenica dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19. L’ingresso è libero.

 la mostra è curata da Giorgio Uberti, Carlo Maria Marinoni, Maurizio Corbetta

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