Follie di mezza estate: ripensando la Pasqua…

Caravaggio, "Cena in Emmaus"

Caravaggio, "Cena in Emmaus"

Sarà perché di solito “estate” viene abbinato a “vacanze”, nel senso anche di vuoto, di spensieratezza…
Sarà perché, a volte, si avverte una grande distanza tra il vissuto dei credenti e la celebrazione della “speranza cristiana che scaturisce dalla pasqua…”
Sarà perché quest’anno la Pasqua è capitata “alta” (24 aprile), quasi a ridosso dell’estate… Per tutti questi motivi e… altri ancora non riesco a… passare ad altro, ad archiviare la Pasqua! Faccio una cosa insolita: “in occasione dell’estate…vi parlerò della S. Pasqua…” Dopotutto l’estate dovrebbe anche offrire possibilità per pause meditative, un tempo per lo spirito…
Ci tento… mi butto: ripensiamo la Pasqua… E’ risorto, è qui… Quale presenza?
Spirituale? Nella memoria? Nel suo
insegnamento? Tutto questo, anche.
Ma soprattutto “novità di vita”, possibilità inattesa di percepire il mistero…:
“non cercate tra i morti …è risorto… è vivo… è qui…”.
E’ qui perché su di Lui possiamo fissare il nostro sguardo, orientare le nostre scelte, rifare ì nostri programmi, riesprimere i nostri impegni…
Gesù Cristo è il vivente, presente per tutti i secoli nella sua comunità, nell’universo intero, in ogni creatura.
Questo significa dire che è risorto… .
L’affermazione della fede non si ferma sul solo stupore della rianimazione di un cadavere, ma sulla vigorosa vitalità del nuovo Adamo che sulle nostre strade ci incrocia per diventare proposta di vita nuova…

  • “Quo vadis Petre? Perché mi perseguiti, Paolo? Perché recalcitri al pungolo?
  • Perché, discepoli di Emmaus, siete diventati “sciocchi e tardi di cuore? Perché non ricordate le Scritture?… ve lo avevo predetto!…

…Ritorna sui suoi passi Pietro, primo vescovo di Roma, riaggrega i fratelli, muore sulla croce, come il Maestro…
…Cade da cavallo Paolo, infaticabile
missionario del Risorto, afferrato dal suo Signore, per il quale, come emblematicamente ci dice il suo martirio, ha letteralmente perso la testa: “…per me vivere è Cristo…non voglio sapere altro ‘in mezzo a voi se non Gesù Cristo…Gesù Cristo crocifisso…né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenite, niente ci può ormai, separare dall’amore di Dio in Cristo Gesù, Signore nostro”.
…Si aprono gli occhi ai discepoli di Emmaus…si scalda il cuore nel petto ascoltando le scritture. Gesù Cristo non è un melanconico “leader”, bravo purchessia, anch’egli pieno di parole e di promesse che sono andate in fumo…
Gesù è l’amore di Dio, fatto carne per rivitalizzare la carne, fatto pane perché il mondo abbia vita e l’abbia in abbondanza, perché la comunione con Lui, risorto e vivo, vinca tutte le solitudini, abbatta le barriere e irrompa come spirito rinnovatore su tutta la faccia della terra. …”Sciocchi e tardi di cuore e di orecchie! Non ricordate? Non ricordate? QUESTA E’ LA PASQUA, io ve lo avevo predetto…
E’ dono potente dello Spirito di Dio, non è frutto di ragionamento umano che si ferma sul suo limite: sono passati tre giorni… speravamo… QUESTA E’ LA MESSA DOMENICALE…
non è solo precetto
non è solo dovere
non è solo rito…
è riappropriazione dello slancio vitale del Risorto che ci permette di testimoniare nel mondo la speranza possibile, l’accoglienza trepida, la spregiudicata vicinanza a tutti quanti il dolore, la sofferenza, la miseria, la violenza opprime…
…Conosco il tuo nome, fratello libico o tunisino: non me l’ha detto Maroni e neppure Borghezio…
L’ho imparato al sepolcro di Cristo che ha vinto tutte le discriminazioni e i razzismi.
So che ti devo amare, che devo promuovere leggi e permessi che tutelino la tua dignità.
So, soprattutto, che devo cambiare mentalità e cuore per riconoscerti mio prossimo, mio parente, perché più vicino a noi sia il Cristo vivo che, tra l’altro, ha la pelle come la tua…
…Conosco il tuo nome, fratello tossicomane… tu mi provochi perché fai gli scippi, perché ti prostituisci e ti abbruttisci, perché fai del male e ti fai del male, perché diventi un potenziale candidato al suicidio per overdose.,. ma nel tuo volto inebetito e allucinato io riconosco le mie mille dipendenze, mascherate dalle
convenienze sociali, che cercano di prendere le distanze da te definendoti trasgressore e
punibile per non vedere in te lo sfacelo della mancanza di valori del nostro vivere quotidiano che noi, comunque, tranquillamente ingoiamo.
“Mostrami un uomo la cui vita
è andata male
ti mostrerò mille ragioni
per cui è solo un caso
se al suo posto non ci sei tu”. …Conosco il tuo nome, fratello malato e stanco… sorella dolcissima cui è diventato un peso la vita, carica di incredibili tensioni e nevrosi; genitore preoccupato per il futuro dei figli, per la loro educazione, in questo mondo di inaudite violenze, di mortificanti anestesie, dove, tra l’altro, anche casa e lavoro non sono più garantiti.
Non sono le ricette, la soluzione…non sono i farmaci… non sono i fluidi… non sono le carte i rimedi.
Dio conosce il segreto dei cuori, Dio è balsamo consolatore, Dio è gioiosa sorpresa…
E’ ancora possibile essere uomini…
Si può ancora credere nella vita, possiamo ancora scommettere sugli ideali…
Gesù Cristo è l’uomo nuovo…si è lasciato alle spalle lo sfacelo delle piaghe e della morte…per me, per voi fratelli e sorelle: è la esaltante possibilità della vita vissuta come servizio dell’amore e nella gratuità…
“lo sono con voi…tutti i giorni…fino alla fine del mondo…” .
Perché la forza sfolgorante della risurrezione possa diventare per ciascuno di noi concreta e praticabile, possa cancellare i pessimismi, le chiusure, le paure, possa farci risentire popolo in cammino sulle strade nuove spalancate dal nuovo Adamo per la costruzione della civiltà dell’amore, possibile perché radicato sull’inaspettata risorsa della pasqua di Cristo. Egli per sempre, definitivamente, sconfigge i nostri scetticismi, ci fa riappropriare di ogni brandello di esistenza e ci impegna in ogni tempo a testimoniare il Cristo risorto, a testimoniare l’utopia, a testimoniare la gioia dell’indicibile presenza e comunione col Dio vivo.
“Gesù Cristo è risorto, è vivo, è qui…
Andate e ditelo a tutti…”.

don Vittorio

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