Il profeta

martiniI-space24-258-1Spirito benedetto e santo,
io so che tu accogli il gemito di ogni creatura
resistendo a ogni falsa sapienza,
a ogni prevaricazione delle potenze.

So che la tua premurosa ispirazione ci persuade alla speranza
e la tua splendida energia ci risolleva da ogni prostrazione.
Il mio cuore esulta pensando
che la dignità dell’uomo e la bellezza del mondo
sono oggetto della tua ostinata fedeltà
e della tua inesauribile cura.

 

Io confido nella forza della tua protezione
e con ogni timore e tremore spero nella potenza del tuo riscatto
per il tempo dell’uomo e della donna.
Io ho imparato da te
che un tempo libero dal male e protetto dal maligno
è reso accessibile per ognuno soltanto dall’amore
e dalla fedeltà che lo accompagna.
La qualità della vita che vi si schiude
è decisa dall’apertura del cuore alla tua sapienza.

So che questo tempo è vicino, è qui.
Già ora esso preme affettuosamente su di noi
nella contemplazione dei tuoi segni:
nell’esultanza che accompagna ogni sconfitta del male,
nella fermezza che vince la prevaricazione,
nella tenerezza che si prende cura di ogni debolezza.
Nell’esperienza del Figlio crocefisso
che si ripete per tutti coloro
che sono perseguitati a causa della giustizia
e nella certezza del Risorto che si tramanda
mediante l’opera dei discepoli che edificano la Chiesa,
io ne ricevo una conferma decisiva.

La moltiplicazione del male non ha futuro,
la mediocrità interessata non ha speranza
di poter prolungare la sua sopravvivenza
a spese dei puri di cuore, degli operatori di pace,
degli appassionati per la giustizia;
e con essa, ogni egoismo religioso chiuso nel proprio privilegio
ogni parassitismo economico chiuso nel proprio benessere
ogni calcolo politico chiuso nel proprio dominio.
Tutto ciò deve essere consumato
nel fuoco dell’ira di Dio
nell’incandescente purezza
dell’amore crocefisso di Gesù.
Io so, Signore,
che il popolo delle Beatitudini
e la schiera dei testimoni fedeli
saranno infine risarciti dal tempo delle lacrime,
e tu sarai tutto in tutti nella pienezza del Regno.

Riconosco, Signore,
che la durata della mia condizione mortale
è gravata dalla maligna separazione
che nell’incredulità si produce tra il nostro tempo e il tuo.
E so che questa separazione si riflette
nell’angoscia in cui trascorre il tempo
che ciascuno di noi cerca di aver soltanto per se stesso.
La malinconia del tempo inesorabilmente passato
è figlia dell’incredulità
e madre della disperazione.
La morte si presenta allora – e solo allora –
come una dimostrazione dell’inutilità del tempo dell’amore.
I colpi con cui il dolore percuote l’uscio di casa
diventano i segni di un destino implacabile
che assegna alla morte l’ultima parola.
La nostalgia del tempo perduto
si trasforma in una malattia
che rende cronica la perdita di ogni senso del tempo.

Ma se io, Signore,
tendo l’orecchio e imparo a discernere i segni dei tempi
distintamente odo i segnali
della tua rassicurante presenza alla mia porta.
E quando ti apro e ti accolgo
come ospite gradito nella mia casa
il tempo che passiamo insieme mi rinfranca.
Alla tua mensa divido con te
il pane della tenerezza e della forza,
il vino della letizia e del sacrificio,
la parola della sapienza e della promessa,
la preghiera del ringraziamento
e dell’abbandono nelle mani del Padre.
E ritorno alla fatica del vivere
con indistruttibile pace.
Il tempo che è passato con te
sia che mangiamo sia che beviamo
è sottratto alla morte.
Adesso,
anche se è lei a bussare,
io so che sarai tu a entrare;
il tempo della morte è finito.
Abbiamo tutto il tempo che vogliamo
per esplorare danzando
le iridescenti tracce della Sapienza dei mondi.
E infiniti sguardi d’intesa
per assaporarne la Bellezza.

Gesù, tu che sei venuto nel mondo
nascendo dalla Vergine Maria,
tu che vieni a ogni istante nella mia vita
e nella vita di ciascun uomo e di ciascuna donna,
tu che busserai amichevolmente alla mia porta
anche nel momento della morte,
un giorno ritornerai
per porre fine a questo tempo
che siamo chiamati a vivere
come dono prezioso di Dio,
anticipo e preludio della benedizione eterna.

Fa’ che possiamo desiderare il giomo del tuo ritomo,
quando la finitezza della creazione
lascerà il posto a nuovi cieli e nuova terra
e saremo tutti insieme
nell’infinita beatitudine della Trinità santa.

Per sempre. Amen.

C.M. Martini – Milano, 6 agosto 1992 – Festa della trasfigurazione del Signore

 

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“Vi affido tutti al Signore” (At 20)

Nella nostra parrocchia Domenica 23 giugno al momento degli avvisi ho letto il seguente comunicato (

      ascolta il comunicato
):

Lunedì 17 giugno, Mons. Carlo Faccendini, vicario episcopale per la città, è intervenuto al nostro Consiglio pastorale parrocchiale per comunicare a nome dell’arcivescovo di Milano, Card. Angelo Scola, la notizia del mio trasferimento alla parrocchia della Beata Vergine Addolorata in Morsenchio, zona Forlanini, dove aiuterò il parroco che è da solo con un quartiere di circa 8 mila abitanti.

Sono trascorsi quasi tre, anni dal compimento del mio 75° compleanno, nel quale ogni presbitero è tenuto a rimettere il mandato nelle mani del Vescovo, per rendersi disponibile ad altro incarico. Come parroco della parrocchia di Sant’Apollinare in Baggio verrà nominato dal 1° settembre don Paolo Citran 59 anni, attualmente parroco nella parrocchia di San Gioachimo in Milano. E’ un nostro carissimo amico, sacerdote brillante, sapiente e affabile. E’ contento di ritornare nel quartiere Baggio a cui è molto affezionato, avendo lavorato come vicario parrocchiale negli anni scorsi alla Madonna della fede al quartiere Olmi. Mi ha raccomandato di sostenerlo con la preghiera, la vicinanza e si aspetta ovviamente tanta disponibilità e collaborazione.

Commentando la mia nomina con i miei confratelli ho comunicato che “mi sento promosso a coadiutore”, dato che non avrò più il mandato di parroco. Vivrò, a Dio piacendo, con tanta gratuità e avrò più tempo per meditare e pregare. Avverto tanta gratitudine per tutti voi e ringrazio sempre Dio che mi ha concesso di servire il suo popolo in questa comunità nella quale sono arrivato circa 13 anni fa, Natale 2000. Con serenità, gioia e dedizione voglio continuare il mio servizio nella nuova destinazione. Vi affido tutti al Signore e alla Beata Vergine Maria e confido cordialmente nella vostra vicinanza e nella vostra preghiera perché la nostra amicizia possa rimanere sempre schietta, fraterna, profonda e sincera.

Il testo di Atti 20, citato nel titolo riguarda il congedo di Paolo dai presbiteri della chiesa di Efeso. Mi ha sempre molto affascinato per la densità di relazione umana, tensione spirituale, condivisione profonda, coinvolgimento cordialissimo e colmo di affetto. Mi piace riproporre in questo frangente di avvicendamento, fatte ovviamente le debite proporzioni, la vicenda di Paolo, per il clima che pulsa in questo commiato e che colora di straordinaria intensità questo formidabile momento di comunione e di Chiesa.

Mi procura piacere e gioia comunicare a tutti voi la sorprendente serenità che mi sta concedendo il Signore facendomi vivere questo approdo del ministero come una possibilità di impegno e di gratuità: un po’ più libero da incombenze legate alla responsabilità di parroco e decano, si apre lo spazio per un servizio gratuito che mi permetterà di incontrare con maggior disponibilità di tempo, sorelle e fratelli della nuova parrocchia e, a Dio piacendo, aver maggior tempo e spazio per la contemplazione e la preghiera.

Gli affetti e le relazioni maturate in questi anni a Sant’Apollinare riesco nitidamente a vederli come un patrimonio che non finisce, ma che arricchisce vieppiù le intense e profonde relazioni maturate nelle varie parrocchie in quarantadue anni di ministero. Per questo voglio ringraziare il Signore per tutti i fratelli e le sorelle che mi ha donato e, oggi, in modo particolare tutti i fedeli di Sant’Apollinare.

La parrocchia alla quale sono stato destinato è dedicata alla Beata Vergine Addolorata. Unitamente alla icona di Gesù nel Getsemani e ad essa fortemente collegata, l’immagine della Madonna Addolorata colma di intensa suggestione questo mio commiato rivelandosi sorprendentemente affine al mio sentire spirituale: “Stabat Mater…”. La gioia prorompente della Pasqua nasce qui..,.. Il mio servizio al popolo di Dio ho sempre cercato di viverlo e di annunciarlo riferendomi a questi “segni di contraddizione”, che rivelano nella croce come “scandalo e follia” (1 Cor. 1,23), la chiamata alla incredibile libertà che da essa sprigiona.

Gesù nel Getsemani, la Madonna Addolorata (la Pietà…): “compiutezza” di un “amore fino alla fine” capace di riversare su un mondo esausto la “novità di vita”, lo Spirito Santo, il “soffio vitale” (ruah!..) della nuova creazione… Sofferenza e attesa, speranza e silenzio, lacrime e forza della fede dentro le contraddizioni della storia. “Stabat Mater”, Maria, donna forte e paziente, tu che hai confortato e sostenuto la fragile fede dei discepoli nella Chiesa degli inizi sostieni il cammino delle comunità di Sant’Apollinare e Beata Vergine Addolorata, perché possano servire oggi il mondo con la stessa decisione, tenacia, responsabilità, fermezza, tenerezza e incrollabile fiducia nel Dio della vita e della gioia.

don Vittorio

 

L’incontro che ci prepariamo a vivere, miei nuovi e già cari amici, è legato direttamente alla volontà di Dio e perciò non potrà che essere molto bello, per me e spero anche per ciascuno di voi. Come Papa Francesco insegna, stiamo pronti alle belle “sorprese” di Dio!

Nei mesi scorsi, preparandomi ad un esodo annunciato, mi sono rivolto al Signore, chiedendo ‘intercessione del Cardinale Martini e delle persone a me più care, che vivono già presso Dio, affinché fossi orientato ad una parrocchia “giusta”. Ho pregato con fiducia e gratitudine, poiché in 33 anni di sacerdozio sono stato soltanto in tre parrocchie, dove ho vissuto intensamente lunghi periodi, durante i quali ho imparato molto dalle tante e belle persone incontrate. Così quando mi è stato detto: “Visto che sei già stato a Baggio, ti mandiamo a sant’Apollinare!” ho accolto volentieri la nuova destinazione. A Baggio, precisamente nella parrocchia della Madonna della Fede al quartiere degli Olmi, ho iniziato il mio ministero (1980-1988) e quindi si tratta ora di un “ritorno al futuro”, tenendo presente che è trascorso un quarto di secolo e che sono avvenuti cambiamenti significativi.

Vengo anche, sinceramente, con un po’ di timore: a sant’Apollinare, dagli abitanti ai gruppi, dagli spazi alle strutture, tutto è così imponente… ed io mi sento così piccolo al confronto! Da molti anni, per grazia di Dio, conosco e stimo fraternamente don Vittorio e don Cesare e mi metto al loro fianco per continuare il cammino nel modo più naturale possibile; esprimo anche il mio saluto cordiale e disponibile a don Roberto, “giovane tra i giovani”, con cui finora ho solo scambiato qualche parola, come alle care Suore delle due Congregazioni che offrono il loro prezioso servizio per la pastorale della carità e dell’educazione e con cui non ho ancora preso contatto. Colgo l’occasione di questo primo saluto per porgere un augurio di buone vacanze, sperando che a tutti siano possibili, ad ogni collaboratore in tutti gli ambiti della vita pastorale, a chi offre tempo prezioso per essere utile alla comunità nelle piccole cose tanto necessarie, a ciascuna delle famiglie, ai ragazzi e ai giovani, agli anziani e ai malati, a chi fa fatica ad affrontare la vita e a quanti, in ogni modo, apprezzano la presenza e la testimonianza della Chiesa.

Mi vorrei avvicinare in modo “contemplativo”, utilizzando occhi e orecchi, ossia con il proposito di vedere e di ascoltare, di conoscervi raccogliendo le vostre esperienze e i desideri che coltivate nei confronti della nostra comunità; vorrei anche essere aiutato nell’inserirmi per infondere lieto vigore e per approfondire la nostra appartenenza al Signore, fondata sulla Parola che ha preso volto e corpo in Gesù e che è garantita, al di là dei nostri limiti, dallo Spirito santo. Sfogliando con attenzione il bel libro preparato per i 70 anni della parrocchia, di cui è descritta una straordinaria vitalità, ho intravisto problemi e speranze: immagino gli uni e le altre, nella certezza che le consolazioni saranno maggiori delle tribolazioni e che, contando sulla grazia di Dio e sulla comunione ecclesiale cui punteremo “sopra ogni cosa”, anche queste ultime potranno trovare vie di soluzione.

Eccomi, allora, fiducioso e consapevole, impreparato e pronto… “nel nome del Signore”!

don Paolo

 

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Comunicazione

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      Ascolta quanto comunicato
da don Vittorio

 

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